Il tema della individuazione e reintroduzione delle razze suine anticamente presenti sul territorio è oggetto di un’azione sperimentale promossa da C.C.I.A.A. di Parma, Provincia di Parma, Gal SOPRIP e Consorzio del Culatello di Zibello DOP, in un’ottica di differenziazione e tipicizzazione della materia prima da impiegarsi nella produzione di salumeria e preparazioni gastronomiche che consentano il recupero dei sapori del passato. Il progetto presenta una fortissima valenza socio-economica: indirizzato prevalentemente alle zone marginali dell’Appennino Parmense si propone come una valida alternativa alle forme di messa a reddito dei pascoli e dei boschi, oltre a rappresentare una concreta integrazione delle attività agricole e zootecniche attualmente praticate. La ritrovata attenzione per l’ambiente e la ricerca di prodotti ottenuti seguendo metodologie di allevamento e trasformazione naturali ed a basso impatto ambientale costituisce il punto di forza del progetto, che punta all’ottenimento di un prodotto che si proponga al mercato con il segno distintivo della qualità e della Il progetto prende avvio alla fine degli anni ’90, nell’ambito dell’Iniziativa Leader II e si sviluppa e consolida negli anni successivi trovando continuità nell’Iniziativa Comunitaria Leader Plus. Con il coordinamento tecnico del Gal Soprip si avviano le attività di recupero iniziando da un capillare monitoraggio sul territorio che viene svolto dall’Associazione Provinciale Allevatori di Parma, andando alla ricerca di esemplari che presentassero, almeno in parte, le caratteristiche riconducibili all’antico tipo genetico. Questa attività viene costantemente monitorata dal Dipartimento di produzioni Animali (Sezione scienze Zootecniche) della facoltà di Medicina e Veterinaria dell’Università di Parma che "mappa" il percorso di selezione anche grazie all’allestimento di un Centro Genetico che si rivela indispensabile e strategico per tenere sotto controllo le evoluzioni degli animali coinvolti nel progetto. Nel giro di alcuni cicli riproduttivi l’intenso piano di incrocio permette di giungere ad un primo nucleo di esemplari a mantello nero uniforme, riconducibile nell’aspetto all’antico tipo genetico, con i quali vengono popolati alcuni allevamenti coinvolti nel progetto. I primi risultati concreti arrivano nel 2005 quando l’Associazione Nazionale Allevatori Suini approva la richiesta di istituire un Registro riproduttori ibridi “selezione” che è mantenuto presso l’APA di Parma.Il progetto di recupero ha anche rilanciato i tradizionali metodi di allevamento ed ora il Suino Nero di Parma viene allevato allo stato brado o stabulato.